Al teatro Quirino in Roma va in scena Viktor und Viktoria

Al teatro Quirino in Roma va in scena Viktor und Viktoria con la regia di Emanuele Gamba e Veronica Pivetti nel ruolo della protagonista. La fonte principale della trama è sicuramente Victor Victoria un film del 1982 diretto da Blake Edwards con Robert Preston e Julie Andrews.

A sua volta  Blake Edwards si rifece al film tedesco Vittorio e Vittoria (1933) diretto da Reinhold Schünzel. L’attrice Julie Andrews, visionò il film del 1933, che divenne in seguito anche la base di un musical di successo di Broadway con la stessa Andrews, diretta dal marito Blake Edwards.

E proprio ispirandosi al musical si svolge lo spettacolo messo in scena al Teatro Quirino . Per quanto riguarda l’azione, la scomposizione in macrosequenze consente di fruirne agevolmente lo sviluppo in una Berlino stordita prima dai fasti e poi dalla miseria della repubblica di Weimar. L’attrice di provincia, Susanne Weber (Veronica Pivetti), approda nella città sulla Spree spinta dalla fame e in cerca di scrittura. Il clima rigido le ha raffreddato le membra e anche il cuore non è rimasto illeso.

L’incontro con un collega attore, Vito Esposito (Yari Gugliucci) immigrato napoletano, sembra cambiarle la vita. E mentre le nascenti forze nazionalsocialiste di Hitler in lotta contro gli spartachisti dell’estrema sinistra fanno sentire la loro fosca eco, Susanne e Vito s’immergono negli eccessi della vita notturna weimeriana. La coppia condivide fame, scene e battute e i due saranno costretti anche a scambiarsi sesso ed identità. Con l’avvento del nazismo, molti artisti e molte delle loro opere furono oggetto di persecuzione e condanna da parte del Reich, perché contrarie ai modelli nazionalsocialisti imposti da Hitler. Si parlò inizialmente di Entartete Kunst (arte degenerata), poi di Entartete Musik, fino a interessare ogni ambito espressivo contemporaneo. E a tale proposito come deus ex machina cala sulla scena un cartellone con una sintomatica frase del Führer.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I costumi e l’ambientazione sono ispirati all’abbigliamento corrente dell’epoca e non mancano riferimenti all’attualità che rendono lodevole l’operazione del Teatro Quirino nel riportare l’attenzione degli spettatori sul periodo della Repubblica di Weimar.

Carlo Marino

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