Fiabe di perle: La parabola dei tre anelli di Roberto Celada Ballanti

Il libro di Roberto Celada Ballanti edito da Edizioni di Storia e Letteratura di Roma parla della “perla” in quanto rappresentazione di una sorta di centro mistico. Essa simbolizza infatti la sublimazione degli istinti, la spiritualizzazione della materia, la trasformazione degli elementi, il termine brillante dell’evoluzione. La favola della perla caduta nella notte ha un’estensione geografica, come la struttura di tutte le fiabe secondo lo Schema di Vladimir Propp, che va dalla più antica stesura racchiusa  in un dialogo tra Timoteo I e al-Mahdī nella Baghdad del secolo VIII, alla terza novella della prima giornata del Decameron (Il giudeo Melchisedech con una novella su tre anelli evita un gran pericolo, preparatogli dal Saladino) , fino al dramma teatrale illuminista Nathan der Weise Nathan il Saggio di Gotthold Ephraim Lessing .  I racconti degli anelli, migrando tra Oriente e Occidente, modificandosi, varcando confini identitari, ridisegnando mappe geopolitiche, schiudono in particolare nelle religioni del Libro – Ebraismo, Cristianesimo, Islam – un elemento di eccitante complessità. Si tratta della ‘lacuna’ segnata dall’anello autentico confuso tra copie fatte forgiare da un buon padre, così nella versione di Boccaccio, per non mortificare nessuno dei tre figli, amati allo stesso modo, il cui esito è l’indistinguibilità del gioiello originale, il dubbio su chi lo possegga e sul luogo in cui rinvenirlo. È la metafora del ‘vuoto’ che, interdicendo la pretesa di un’origine esclusiva, ricorda alle religioni la vanità di ogni ripudio e intolleranza.

Carlo Marino

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