Gli “Spettri” di Ibsen in scena al Teatro Palladium in Roma

Al Teatro Palladium in Roma va in scena in prima nazionale, da giovedì 20 febbraio a domenica 23 febbraio, “Spettri, un dramma familiare”, di Henrik Ibsen per la regia di Walter Pagliaro. Il testo è stato tradotto da Franco Perrelli
Prodotto dall’Associazione Culturale “Gianni Santuccio”, interpretato da Igor Mattei, Micaela Esdra, Giorgio Crisafi, Fabrizio Amicucci e Dalila Reas, lo spettacolo propone una lettura contemporanea di uno dei drammi più significativi di Henrik Ibsen “Spettri”, un amaro racconto delle ombre e degli spettri che ciascuno si crea nel corso della propria vita.

Nelle NOTE DI REGIA Walter Pagliaro scrive:

« “Spettri” è il proseguimento, o meglio dire completamento, di un progetto sulla drammaturgia nordica, già avviato con ”Il Pellicano“ di Strindberg. “Spettri” sembra essere sia il completamento tematico, sia stranamente, l’acida e suggestiva premessa. Come suggerisce acutamente Franco Perrelli, “Ibsen sta a Strindberg come il dr. Jekyll a mr. Hyde, sicché, messe nel conto le ovvie differenze, noi possiamo davvero capire Strindberg solo attraverso lbsen, così come possiamo comprendere profondamente Ibsen proprio attraverso Strindberg”.
A questa suggestione si ispirerà il nostro spettacolo, insolitamente pensato in una sorta di “Intima Teatern”. In effetti, “Spettri” e “Il Pellicano”, sono entrambi ambientati in una casa “perturbata”, dove sono morti, in modo sospetto, due Padri deboli o debosciati, spinti alla distruzione da due donne enigmatiche e virili che detengono saldamente nelle mani il potere, sulla casa e sui reciproci figli che si danno fuoco, dilaniati dalle colpe dei genitori e dalla loro stessa ignavia.

Scritto nell’estate del 1881, fra Roma e Sorrento, “Spettri” è una delle opere più famose del repertorio teatrale europeo, e sicuramente, è il dramma manifesto dello scrittore norvegese. In esso, infatti, sono presenti con evidenza tutti i temi fondamentali dell’intero corpus ibseniano:
Il ritorno del passato che si riflette in maniera devastante sul presente; il tema dell’incesto; la megalomania del protagonista ibseniano; la borghesia intesa come fucina di pregiudizi e fobie che paralizzano l’essere umano; la famiglia, raccontata come perverso laboratorio di infelicità.
Noi vi proponiamo una lettura contemporanea, secca e nervosa, di questo “dramma da camera”, che è una dura requisitoria contro tutti gli spettri che ciascuno si crea nel corso della vita.»

Carlo Marino
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