In Azerbaigian il 2021 sarà l’anno dedicato al poeta Neẓāmi di Ganjè

Oggi il Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian ha firmato il decreto che istituisce l’anno 2021 come l’anno dedicato alle celebrazioni del poeta Neẓāmi di Ganjè, simbolo di identità nazionale. È una bella coincidenza il fatto che in Italia il 2021 sarà l’anno delle celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, il sommo poeta e padre della lingua italiana. Due paesi, due grandissimi poeti da celebrare!
Sayyid Imadaddin Nesîmî, Neẓāmi-ye Ganjavī (persiano: نظامی گنجوی‎‎; azero: Nizami Gəncəvi), o Nezāmī (persiano: نظامی‎‎), nome completo: Nizām al-Dīn Abū Muḥammad Ilyās ibn Yūsuf ibn Zakī ibn Muʿayyid (Gäncä, 1141 – 1209), noto anche come Nezami, è uno dei più grandi poeti e pensatori dell’Azerbaigian non solo del XIV secolo, ma anche dei secoli successivi. La sua eredità è apprezzata e condivisa da Iran, Tagikistan, Afghanistan e Azerbaigian, che lo celebra come suo poeta nazionale. Neẓāmi è anche pronunciato Nizami in alcune letterature occidentali, russe, azere e in alcuni dialetti persiani. Neẓāmi di Ganjè è stato un cesellatore di parole, come lo definì il grande traduttore Alessandro Bausani che ha reso egregiamente la sua opera in italiano. Egli raggiunse la fama scrivendo in tre lingue (in turco, arabo e persiano) e compose due “Divan”, scritti in turco e in persiano. Le poesie raccolte da Neẓāmi, o dîvân, sono circa 300 e includono ghazals, qasidas (“testi”) e rubâ’îs (“quartine”) in turco, persiano e arabo azerbaigiano. Il suo divano turco è considerato la sua opera più importante, contiene 250-300 ghazal e più di 150 rubâ’îs.
Un grande corpus di poesia che si rifà alla confraternita sufi alevi-bektaşi è attribuito a Neẓāmi, in gran parte come risultato dell’influenza delle idee dello Hurûfîsmo . Shah Ismail I, il fondatore della dinastia safavide in Iran, che compose un divano in turco azerbaigiano sotto lo pseudonimo di Khatai, elogiò Neẓāmi nelle sue poesie. Secondo l’Enciclopedia dell’Islam: la sua opera consiste in due raccolte di poesie, una delle quali, la più rara, è in persiano e l’altra in turco. Il Dīwān turco è composto da 250-300 ghazel e circa 150 quartine, ma i manoscritti esistenti differiscono notevolmente dall’edizione stampata (Istanbul 1298/1881). Finora non è stata effettuata alcuna edizione accademica, ma uno studio del suo vocabolario è stato dato alle stampe da Jahangir Gahramanov, Nasimi divanynyn leksikasy, Baku 1970.
Il Dīwān persiano è stato pubblicato da Muhammad Rizā Mar’ashī, Khurshid-i Darband. Dīwān-i Imād Dīn Nasīmī, Teheran 1370 Sh./1991. Uno dei poemi più famosi di Nesîmî è il gazel che inizia con i seguenti versi:

منده صغار ايكى جهان من بو جهانه صغمازام گوهر لامکان منم كون و
مکانه صغمازام
Məndə sığar iki cahan, mən bu cahâna sığmazam Gövhər-i lâ-məkân mənəm, kövn ü məkâna sığmazam

Entrambi i mondi possono adattarsi a me, ma a questo mondo io non posso adattarmi /
Io sono l’essenza senza luogo, ma in esistenza non posso adattarmi/
Entrambi i mondi si adattano a me, ma io non sono adatto a entrambi i mondi / (Questo mondo e l’aldilà) Sono una gemma senza luogo (essenza), non mi adatto ad alcun luogo/
Trono e terra, B ed E tutto fu compreso in me (Dio disse “sia” e l’universo fu )/
Metti fine alle tue parole, taci, Io non sono adatto alle descrizioni e alle espressioni /
L’universo è il mio seno; da me si va verso l’essenza /
Sappi con questo segno che non mi adatto al segno /
Chi si impressiona o è sospettoso non può comprendere la verità/
Colui che conosce la verità sa che io non sono fatto per i sospetti e le impressioni /
Guarda la forma e il concetto, afferra la conoscenza nella forma /
Sono composto da corpo e anima ma non mi adatto al corpo e all’anima.
(versione italiana di Asiman Asadov e Carlo Marino )

Questo poema è un eccellente esempio della poetica dell’Hurufismo ( teoria gnostico-cabbalistica fatta propria da una confraternita minoritaria del Sufismo) di Neẓāmi nella sua forma mistica.
C’è un contrasto tra il mondo fisico e il mondo spirituale, che si vede essere alla fine unito nell’essere umano. Come tale, l’essere umano va visto come partecipe della stessa essenza spirituale di Dio: la frase lâ-mekân (لامکان), o “il senza luogo”, nella seconda riga è un termine sufi usato per Dio. Lo stesso termine, tuttavia, può essere preso alla lettera come “senza luogo”, e così Neẓāmi usa tale termine anche per riferirsi alla fisicità umana. Nel suo poema, Neẓāmi sottolinea che la comprensione di Dio non è alla fine possibile in questo mondo, sebbene sia comunque dovere degli esseri umani tendere con forza verso una tale comprensione.
Inoltre, poiché la costante del poema gioca con le idee delle sottolineature fisiche e spirituali, Neẓāmi richiede che tale ricerca di conoscenza sia effettuata dalle persone nel proprio intimo. Questo distico è stato citato e descritto in diverse raffigurazioni, film, poesie e in altre opere d’arte. Nella poesia di Neẓāmi vengono spesso citati i nomi di famosi studiosi e poeti dell’Azerbaigian e di altri paesi orientali. Tra loro ci sono studiosi come Ibn Sina, Khagani, Nizami, Feleki, Mansur Hallaj, Fazlullah Naimi, Sheikh Mahmoud Shabustari, Auhadi Maragai e altri. Durante la vita del poeta, le sue poesie furono ampiamente diffuse in Azerbaigian, Medio Oriente, Iraq, Siria e Asia centrale. Neẓāmi ebbe una forte influenza non solo sulla letteratura azerbaigiana, ma su tutta la letteratura turca del XV secolo. Le opere del poeta sono conservate in un certo numero di biblioteche sotto forma di manoscritti. L’opera di Neẓāmi rappresenta una tappa importante nello sviluppo della poesia non solo nel linguaggio dell’Azerbaigian, ma anche nella tradizione poetica ottomana del Divan. Dopo la sua morte, il lavoro di Neẓāmi continuò ad esercitare una grande influenza su molti poeti di lingua turca, e autori come Fuzûlî (1483? -1556), Khata’i (1487-1524) e Pir Sultan Abdal (1480-1550) possono essere contava tra i suoi seguaci. Neẓāmi è venerato nella moderna Repubblica dell’Azerbaigian e uno dei distretti della capitale, Baku, porta il suo nome. A Parigi, nella sede dell’UNESCO ,nel maggio 2017 , si è tenuta una cerimonia per ricordare i seicento anni dalla morte del grande poeta. Una statua del poeta Neẓāmi Ganjavi si trova nel Parco di Villa Borghese, a Valle Giulia in Roma.

Carlo Marino #carlomarinoeuropeannewsagency

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