Intervista di Carlo Marino con l’autrice de “L’Ombra di Totò”, la giornalista e scrittrice Emilia Costantini

Il “nostro eroe”, il protagonista della storia “L’Ombra di Totò” della giornalista e scrittrice Emilia Costantini, portata in scena per la regia di Stefano Reali, è un personaggio praticamente sconosciuto ai più: Dino Valdi (al secolo Osvaldo Natale). Chi era costui? È stato la controfigura del grande Totò, per molti anni a fianco del grande attore.
Valdi fu l’ombra del grande maestro, lo seguì, lo sostenne psicologicamente, soprattutto da quando Totò divenne completamente cieco e lo sostituì negli ultimi trenta film che, senza di lui, non avrebbe potuto realizzare.
L’autrice ha gentilmente concesso la seguente intervista in occasione dello spettacolo teatrale andato in scena in anteprima Nazionale il 10 e l’11 Luglio al Napoli Teatro festival.

Carlo Marino – Per cominciare, un grazie di cuore per avermi concesso l’onore di intervistarti. Puoi raccontarmi i tuoi iniziali desideri e i tuoi sogni?

Emilia Costantini – Ho sempre avuto, sin da quando frequentavo l’Università Sapienza, la grande passione per il teatro, che ho iniziato a frequentare con i miei genitori sin da bambina. Quindi, dopo essermi laureata in Lettere moderne, con una tesi su Luigi Pirandello, il mio grande sogno era quello di poter frequentare le sale teatrali da professionista, cioè da giornalista e critico teatrale, e senza assolutamente nessuna raccomandazione (ci tengo a precisarlo), dopo una lunga gavetta sono stata assunta nel più importante quotidiano italiano: il Corriere della sera… Più sogno realizzato di così!

D – Quando è iniziata la voglia di scrivere?
R – La voglia è iniziata durante l’università, ma a quel tempo non immaginavo di scrivere testi teatrali, né tanto meno immaginavo che un giorno le mie pièce sarebbero approdate in palcoscenico.

D – Sei giornalista. Che differenza c’è fra lo scrivere per un giornale e il comporre libri o opere per il teatro?

R- La differenza è grande, ma nel mio caso lo scrivere libri è stato affine all’attività giornalistica, perché ho scritto romanzi basati su storie di cronaca reali e spettacoli teatrali come a personaggi reali: Oriana Fallaci, Marina Berlusconi, Dino Valdi.

D – Qual è stato l’incontro più interessante nelle tue numerosissime interviste per il Corriere della sera?

R- Sono trent’anni che lavoro al Corriere e ho avuto modo di avere una miriade di incontri interessanti. Posso citare i più recenti: Andrea Camilleri, che intervistai nel 2018 quando tornò a recitare in teatro nel ruolo di Tiresia al Teatro Greco di Siracusa, e il Maestro Riccardo Muti, che ho intervistato spesso: l’ultima volta nel luglio scorso, quando l’ho seguito a Erevan, in Armenia, dove ha diretto un magnifico concerto.

D – Dopo tanti anni di professione giornalistica il tuo modo di guardare il mondo culturale romano e l’Italia come è cambiato?
R – Molto complesso rispondere a questa domanda: ci sarebbe da scrivere un romanzo. Il mondo culturale romano negli ultimi tempi è un po’ in discesa e speriamo si riprenda. Quello italiano? Direi, molto brevemente, che una forte rinascita è avvenuta a Napoli.

D – Potresti descrivere brevemente il percorso di incubazione e l’esito della tua ultima opera: “L’OMBRA DI TOTÒ”?
R – Il testo nasce da un fatto realmente accaduto al secondo dei tre funerali del grande Antonio de Curtis, quando nella folla napoletana che accompagnava la cerimonia, avvennero svenimenti di donne che indicavano proprio Dino Valdi (al secolo Osvaldo Natale) gridando al miracolo del Totò resuscitato: invece si trattava di colui che aveva fatto per vent’anni la sua controfigura. L’esito dell’opera, che ha debuttato nel Parco della Reggia di Capodimonte nel luglio scorso e che avrà una tournée nella prossima stagione, consiste nel ripercorrere l’avventura del mitico Totò, attraverso i ricordi di chi ne è stato sempre all’ombra.

D – Mi sembra che quella che stiamo vivendo sia l’epoca delle controfigure, a tutti i livelli. Che ne pensi?
R – Ti rispondo con la risposta che mi ha dato l’attore Paolo Rossi, da me intervistato, riguardo allo stato della satira politica oggi: «Una missione impossibile: fare l’imitazione di una imitazione non ha senso. Io imito il potente di turno quando lui è già nella società dello spettacolo in cui siamo tutti immersi, lui sta già recitando un ruolo, un’imitazione di sé stesso e imitare un imitatore significa fare la parodia della parodia. Oggi il Parlamento non è forse la parodia di sé stesso?».

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