Praga Magica di A. M. Ripellino

Quando una città ce l’hai nel cuore, come Ripellino aveva Praga, la magia dell’erudizione si espande fluttuando nello scritto. E la città diventa pura fascinazione. “Non avrà fine la fascinazione, la vita di Praga. Svaniranno in un baratro i persecutori, i monatti. Ed io forse vi ritornerò. Certo che vi ritornerò. In una bettola di Mala Strana, ombre della mia giovinezza, stappate una bottiglia di Mělník. Andrò a Praga, al cabaret Viola, a recitare i miei versi. Vi porterò i miei nipoti, i miei figli, le donne che ho amato, i miei amici, i miei genitori risorti, tutti i miei morti. Praga, non ci daremo per vinti. Fatti forza, resisti. Non ci resta altro che percorrere insieme il lunghissimo, chapliniano cammino della speranza”.  Così l’explicit di Praga magica di Angelo Maria Ripellino. Dalla Praga rodolfina a quella di Alfred Kubin, di Seifert, di Franz Kafka e di Vladimir Holan, del soldato Šveik. La città diventa un contenitore di sogni, un’orchestra le cui esperienze si consumano in una lingua ritmicamente sontuosa, simile alla pittura di Arcimboldo. L’esoterismo alchemico della città vltavina, della capitale Rodolfo II d’Asburgo sulla Moldava, diventa uno dei fili conduttori dell’opera. Storia, letteratura, arti visive, tutto viene messo a dimora in un testo che è sicuramente uno scrigno meraviglioso da aprire, da leggere, da utilizzare come una sorta di Baedeker tornando o andando per la prima volta a Praha. Imperterrite cronache e non scontate incisioni sono quanto l’autore offre a chi sa addentrarsi nei vicoli della Zlatá ulička e tra le pietre tombali del cimitero di Praga.

Angelo Maria Ripellino (Palermo 1923 – Roma 1978) è stato professore di Letteratura russa e di Letteratura ceca all’Università di Roma e critico drammatico dell’«Espresso».  Ha presentato per primo in Italia le poesie di Borís Pasternàk (Einaudi, Torino 1957) e la prosa di Andrej Belyj (ivi 1961), oltre a un gran numero di altri scrittori slavi, tra i quali i poeti boemi Holan e Halas.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Precedente Tra Arles e Roma. Un volume delle Edizioni Musei Vaticani Successivo “ Qualche volta scappano” di Agnès e Daniel Besse al Teatro Quirino di Roma