Sei Personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello con Michele Placido al teatro Quirino in Roma

«È la mia passione per tutto quello che è pirandelliano che mi ha portato ad accettare la sfida». Così Michele Placido ha sottolineato la sua forte motivazione  a costruire la regia della nuova produzione del Teatro Stabile di Catania, di cui è anche sfaccettato e carismatico protagonista, insieme all’intensa attrice etnea Guia Jelo, in un’essenziale scenografia quasi in bianco e nero in cui spicca altresì la performance della palermitana Dajana Roncione e degli altri attori, tutti siciliani. Tutti bravissimi. Anche i bambini che interpretano due dei Personaggi.

Sei Personaggi in cerca d’Autore con Michele Placido al Teatro Quirino photo copyright by Carlo Marino #carlomarinoeuropeannewsagency

Nei “Sei Personaggi” si estrinseca la filosofia del grande scrittore agrigentino: la filosofia delle tante verità quante sono le coscienze individuali. Tuttavia l’autoinganno dell’uomo nasce dal suo bisogno di verità assolute. Pirandello trasfonde nella sua opera il totale smarrimento creato dal crollo della scienza, della fede positivistica e religiosa.

In Sei personaggi è presente una forma di violenza molto ambigua, attuata dal Padre nei confronti dell’umile moglie che pure ha amato e gli ha dato un figlio, ma con la quale ha poco da condividere sul piano intellettuale.

Deciderà perciò di farla innamorare del suo contabile; un piano “diabolico” ma a suo dire “a fin di bene”, almeno per la donna che sarà più felice nel nuovo rapporto da cui avrà tre figli. Il cosiddetto dramma borghese portato in scena dal drammaturgo – siciliano sì, ma che più europeo non poteva essere – è il dramma storico-esistenziale di un continente, l’Europa, e della sua umanità. Pur non alterando i meccanismi scenici tradizionali, Pirandello (forse a causa dei suoi studi in Germania) vi trasfonde tutte le nuove teorie – dalla psicoanalisi alla fisica quantistica e relativistica- che da quel milieu culturale stavano sconvolgendo le tradizionali visioni del mondo.

Nella lettura di Placido, quella “commedia da fare” è un inno al teatro che mai abdica alla propria missione. E perfino qualcosa di più: «Che una Compagnia intenta a provare mini-drammi quotidiani venga in qualche modo spiata da presenze o fantasmi, anche se Pirandello era contrario a questa parola, mi rafforza nella convinzione che il testo sia pieno di suggestioni soprannaturali. Un’intuizione affascinante mi ha accompagnato dall’inizio: che un palcoscenico possa sorgere laddove prima esistevano giardini, fontane, piccole ville. Luoghi in cui poteva accadere la storia che racconteremo, la storia dei Sei personaggi. Mi voglio anzi illudere che sia realmente accaduta: a cosa serve l’illusione, altrimenti, se non per crearne una messa in scena?».

Un grande Michele Placido anche al Teatro Quirino in Roma.

Carlo Marino

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