Intrigo e Amore di Friedrich Schiller al Teatro Quirino in Roma

E’ stato un vero piacere assistere alla rappresentazione scenica di “Intrigo e Amore” (Kabale und Liebe) di Friedrich Schiller (Marbach am Neckar, 10 novembre 1759 – Weimar, 9 maggio 1805)

Ritratto di Schiller di Ludovike Simanowitz
eseguita dal Teatro Stabile di Genova con la regia di Marco Sciaccaluga e nella versione italiana di Danilo Macrì. Nel dramma in cinque atti confliggono e si esaltano volontà e ragione, libertà e necessità nell'”anima bella”, in altre parole lo Sturm und Drang al Teatro Quirino in Roma. L’ideale di una nuova “umanità” estetica per il poeta e filosofo di Marbach è diretta portata storico-politica, in quanto solo l'”educazione estetica” attraverso il “gusto” può avviare a una forma di convivenza conciliata.

Intrigo e Amore di F. Schiller photo© Carlo Marino European News Agency

Scritta nel 1783 quando Schiller aveva solo 24 anni il dramma, ambientato in un piccolo stato tedesco preunitario, governato da un tiranno assolutista, narra la storia di un legame profondo e impossibile, di una passione indomabile, di intrighi e gelosie, di unioni e duelli, di verità e menzogne, di corruzione e libertà: c’è tutto questo nel dramma di Schiller, il cui nucleo è il conflitto tra il potere tirannico e il diritto alla felicità dell’essere umano, oggettivato nell’incontro-scontro fra due classi, la nobiltà ricca e la piccola borghesia povera.
Gli aspetti melodrammatici di “INTRIGO E AMORE” diedero lo spunto a Giuseppe Verdi, per comporre nel 1848 la “Luisa Miller”, ispirata al testo di Schiller.
Intrigo e Amore al Quirino Roma photo© Carlo Marino European News Agency

Va ricordato che Friedrich Schiller aveva disegnato la sua visione di una nuova moralità in alcuni saggi di estetica, nei quali è manifesta l’influenza della filosofia aprioristica kantiana: Über Anmut und Würde (1793); Vom Erhabenen und über das Pathetische (1793); Über die ästhetische Erziehung des Menschen e Über naive und sentimentalische Dichtung, questi ultimi pubblicati sulla rivista Horen, fondata da Schiller stesso nel 1795.
Nell’opera l’intrigo è architettato dal segretario Wurm (Verme, in italiano) che vuole per sé Luisa e nell’Atto terzo trova il punto debole dell’amore del Maggiore: “Ich müßte mich schlecht auf den Barometer der Seele verstehen, oder der Herr Major ist in der Eifersucht schrecklich, wie in der Liebe.” (O ho compreso male il barometro dell’anima, o il Signor Maggiore è terribile sia per la sua gelosia che per il suo amore).
Racconta il regista Marco Sciaccaluga: “Qualche anno fa visitai la casa di Schiller a Weimar. Nella camera da letto dei suoi figli, vidi incorniciati dei disegni infantili. Un disegno in particolare mi commosse: una bimbetta fa una linguaccia e sotto c’è scritto, di pugno di Schiller – La mia bimba abbia una vita nella libertà e che le sia risparmiato il destino di Luise Millerin! – Un padre sogna per la sua bambina un destino di libertà, mentre nella sua testa di poeta drammatico infuria la passione di un destino di schiavitù e ribellione. Guardando quel disegno ho sentito forte la consapevolezza che Arte e Realtà si saldano e si giustificano a vicenda: Intrigo e amore continua a parlarci dalla pace di quella casa borghese di Weimar”.
E’ certo che “Intrigo e amore” continua a parlarci dalla pace di quella casa borghese di Weimar, perché chi si ferma a riflettere un po’ sulle cose del mondo di oggi non può che vedere ricomparire con sempre più forza la divisione in classi socio-economiche, il divario tra ricchi e poveri che aumenta sempre di più e l’impossibilità di far muovere quello che i sociologi chiamano l'”ascensore sociale”, il processo che consente e agevola il cambiamento di stato sociale e l’integrazione tra i diversi strati della società.
Intrigo e Amore di Schiller. Teatro Stabile di Genova. Photo © Carlo Marino European News Agency

Luise – Una volta mi hanno detto che i grandi della terra non lo sanno, che cos’è la povertà. Che non li hanno mai informati. E che non vogliono, essere informati. Glielo dirò io, che cos’è la povertà. E gli dirò che nell’ora della morte anche un dio in terra si mette a rantolare… (Atto III, scena sesta)

I personaggi e interpreti del Teatro Stabile di Genova
Presidente Von Walter, alla corte di un Principe tedesco Stefano Santospago
Ferdinand, suo figlio, Maggiore Simone Toni
Von Kalb, Maresciallo di corte Roberto Alinghieri
Lady Milford, favorita del Principe Mariangeles Torres
Wurm, segretario del Presidente Andrea Nicolini
Miller, maestro di musica Enrico Campanati
Frau Millerin, sua moglie Orietta Notari
Luise, sua figlia Alice Arcuri
Sophie, cameriera di Lady Milford Daniela Duchi
Un cameriere del Principe Nicolò Giacalone
Un cameriere Marco Avogadro

Carlo Marino

Precedente Tra Pasolini e De André: “Quello che non ho” con Neri Marcorè al Teatro Brancaccio in Roma Successivo MICHELANGELO E IL PUPAZZO DI NEVE al Teatro Brancaccino in Roma