Ecuba di Euripide, opera che sembra riassumere la razionalizzazione greca del tragico, si svolge sulle coste del Chersoneso tracico. Molte tende
degli Achei, e fra esse quella di Agamènnone. Ilio è stata conquistata e le donne troiane attendono la malasorte riservata ai vinti. I greci vincitori, invece, aspettano venti favorevoli alla navigazione che potrà essere ripresa solo dopo che Polissena, figlia di Ecuba, sarà stata sacrificata sulla tomba di Achille. A Roma una straordinaria ottantacinquenne, Francesca Benedetti, va in scena come protagonista, dal 23 al 31 Marzo 2019, al Teatro ARCOBALENO (Centro Stabile del Classico) di ECUBA di Euripide, con la drammaturgia e regia di Giuseppe Argirò. In scena un cast d’eccellenza: Graziano Piazza, Sergio Basile, Gianluigi Fogacci, Maurizio Palladino, Maria Cristina Fioretti, Viola Graziosi, Elisabetta Arosio.
Francesca Benedetti è Ecuba, regina spodestata di Troia che dovrà subire l’orribile decisione dei greci, di sacrificarne la figlia e nel contempo dovrà vendicare il figlio assassinato da chi doveva ospitarlo, altro frutto dell’orrore della guerra.
Gli attori vestono abiti novecenteschi e in tal modo il regista vuole sottolineare l’eternità di Euripide i cui tragici versi si possono raccontare ancora oggi con la medesima forza e con le medesime scene di guerra e vendetta.
Ecuba calca la scena con il corpo tormentato dagli anni e perseguitata da un destino crudele che non ha nessuna pietà. E non le resta che maledire gli ingrati demagoghi che non esitano ad uccidere pur di ingraziarsi le masse. E nulla quanto la massa è inarrestabile come il fuoco. Felice è solo chi riesce a scampare ai colpi della sventura.
Ma alla fine Ecuba riesce a convincere il nemico Agamènnone ad aiutarla a vendicarsi di Polimestore che, uccidendole il figlio Polidoro, ha contratto un debito terribile con la giustizia umana e con gli dei meritando la rovina. Ecuba rappresenta il dolore assoluto, apparentemente privo di catarsi. Ulisse, astuto, mellifluo arruffapopolo è interpretato ottimamente da Maurizio Palladino mentre Viola Graziosi è una composta trasfigurazione di Polissena.
Graziano Piazza è Taltìbio, messaggero dolente e composto degli achei.
Sergio Basile, last but not least, interpreta Agamènnone, politico che nella sua solitudine è costretto a farsi giudice in uno scenario di devastazione bellica che implica sempre e senza alcuna sensatezza e apolologia l’olocausto dei popoli.
Carlo Marino
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