Al Teatro Brancaccino in Roma ELIO DE CAPITANI narra Frankenstein

Al Teatro Brancaccino in Roma, dal 28 Febbraio al 3 Marzo 2019, l’attore ELIO DE CAPITANI, prodotto dal Teatro dell’Elfo, narra Frankenstein, ovvero il Prometeo moderno. Il copione è tratto dall’opera divenuta famosissima della scrittrice inglese Mary Shelley, nata Mary Wollstonecraft Godwin, moglie del poeta romantico Percy Bysshe Shelley. Nel 1816 Mary e Percy Bysshe Shelley trascorsero un’estate con Lord Byron, John William Polidori e Claire Clairmont nei pressi di Ginevra, in Svizzera, dove Mary ebbe l’ispirazione per la stesura del suo romanzo Frankenstein. Se dal 1817 ad oggi questo libro è stato ripubblicato migliaia di volte e trasposto in più di cento versioni cinematografiche (con i volti di Boris Karloff, Christopher Lee, David Warner o Robert De Niro), è perché Frankenstein ha in sé tutta la forza del mito.

ELIO DE CAPITANI narra Frankenstein al Brancaccino in Roma foto Copyright © 2019 – Carlo Marino #carlomarinoeuropeannewsagency

Frankenstein è un romanzo epistolare: la storia è narrata attraverso le lettere che il capitano Robert Walton comincia a scrivere alla sorella per raccontarle di una sua missione al polo Nord. Nel corso di tale missione Walton aveva incontrato Victor Frankenstein rampollo di un’agiata famiglia svizzera che l’aveva indirizzato sulla strada degli studi scientifici, intesi come strumento per indagare e migliorare la realtà. Frankenstein si era dedicato agli studi di chimica e di filosofia naturale iscrivendosi all’università di Ingolstadt, ma un grave lutto lo colpì: la madre morì di scarlattina, dopo essere stata contagiata da Elizabeth, figlia orfana di una sorella del padre.
Il giovane, ossessionato dall’utopia di dare la vita alla materia inanimata, prese a studiare con accanimento e, nel corso di alcune ricerche clandestine, costatò di aver scoperto il segreto della vita. Victor trascorse così dei mesi cercando di creare un essere vivente assemblato con parti del corpo provenienti da cadaveri, che egli studiò nottetempo scoperchiando le tombe dei cimiteri. Una notte, finalmente, la creatura prese vita ma, quando vide il mostro muoversi, Frankenstein fuggì in preda al terrore. Il “mostro” dopo essersi impossessato del diario del suo creatore fuggì. Ed è proprio la versione del mostro, nella narrazione di De Capitani, che va in scena a Roma. È la creatura a prendere direttamente la parola: è questo il passaggio sul quale De Capitani si concentra, perché si tratta di uno dei momenti più toccanti e conturbanti del romanzo. L’attore, con la sua lettura portentosa, attraverso gli squarci che il romanzo di Mary Shelley offre ci disvela dubbi che presto potrebbero essere dilanianti anche per l’uomo di oggi. Se gli androidi stanno diventando sempre più umani, non potrebbe essere che gli uomini si appoggino alle macchine per modulare il proprio umano e ne diventino prigionieri? E con quale etica la robotica e la biorobotica, ormai realtà con le quali conviviamo, saranno gestite? Nei prossimi anni tutti vivranno fianco a fianco con robot e dispositivi robotici sempre più sofisticati. Molte di queste macchine saranno robot umanoidi, altri avranno altre forme. Ma questo non cambia la sostanza. Nel momento in cui questi “moderni Frankenstein” svilupperanno una propria “coscienza” cosa accadrà? E’ per questo che vanno interrogati anche i classici del teatro per comprendere meglio le attuali prospettive.

Carlo MARINO
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