“La resurrezione necessaria” silloge di Marina Marchesiello


La crisi della poesia di fronte ai mutamenti del vivere nelle società postmoderne e globalizzate è sicuramente un fatto evidente. Altrettanto evidente è l’importanza delle forme poetiche per una società che è in piena trasformazione. Riprendendo il titolo di un famoso saggio su Majakovskij di Roman Jakobson anche la nostra è una “generazione che ha dissipato i suoi poeti”. E ciò è un male.
Nel 2019, per i tipi di Lepisma Floema, è stata data alle stampe la silloge di Marina Marchesiello “La resurrezione necessaria”. Resurrezione è il ritorno alla vita dopo la morte analogamente al risveglio successivo al sonno. Ciò sembra comune a tutte le religioni che prevedono la reviviscenza o quantomeno la non-estinzione dell’anima del defunto, cioè del complesso della sua spiritualità, il concetto di “rinascita” o di “ri-sorgere”: nel caso di Marina Marchesiello si tratta della necessità della rinascita della poesia. La “resurrezione necessaria” è un concetto poetico alla Emily Dickinson che scriveva “Nessun sogno si può paragonare alla realtà, perché la Realtà stessa è un sogno dal quale solo una porzione di Umanità si è risvegliata e parte di noi è una Penisola non familiare”.
“La resurrezione necessaria/non ha occhi sul mio corpo/ ma guarda ciò che hai lasciato: uno spasmo e un po’ di caldo/ una ferita per la tua rinuncia/ una benda bianca per la mia mano stanca
Per la poetessa salernitana scrivere versi è libertà di interpretare il mondo, uno stato d’animo empatico, dove l’amarezza per le incompatibilità, i traumi e i disinganni per carenza di autenticità nei rapporti umani portano a proscrivere il male, inseguendo nella vita valori e bellezza, rimarcando che la poesia guarda “la finestra di fronte, quella di ogni notte”: “Le cose libere hanno il coraggio/dei calzini spaiati di mio padre/all’udienza contro il mafioso più temuto e cornuto/ delle buste senza lettere spedite/ e di quelle della spesa dei miei amici barboni/appena un attimo contenti/ di poterci anche spegnere sopra l’ultima sporca sigaretta/ che è sempre più bianca di denti/ molto gialli e sorridenti”.
E poi il ricordo che rievoca oggi il sentimento di qualcosa che non è più qui o non è più adesso.
“Ho quotidiani sapori di ieri/ il mio quotidiano pane di adesso/ so come resta fragrante/ nel lucido fuoco del ricordo).
Tra i versi di Marina Marchesiello diverse sono le risorse da svelare per non arrendersi all’impoverimento e alla banalità della pigrizia mentale da “social”.
Carlo Marino
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