Ornella Muti ed Enrico Guarneri in “La Governante” di Vitaliano Brancati al Quirino in Roma

Dal 5 al 17 marzo al Teatro Quirino va in scena, con la regia di Gugliemo Ferro, “La Governante” di Vitaliano Brancati con Ornella Muti ed Enrico Guarneri. Si tratta senza dubbio dell’opera di uno di quei rari intellettuali italiani capace di partire lancia in resta contro l’ipocrisia della “doppia morale” cattolica, contro il filocomunismo borghese di una certa “gauche caviar”, contro i principi della Sicilia baronale e, soprattutto, contro la censura.

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Vitaliano Brancati (Pachino, 24 luglio 1907 – Torino, 25 settembre 1954) scrisse nel 1952 “La governante”, ma la pièce fu subito presa di mira dalla censura che ne proibì la rappresentazione in Italia. L’opera fu rappresentata per la prima volta a Parigi nel 1963. Soltanto nel gennaio 1965, a seguito dell’abolizione dell’istituto della censura, fu possibile portarla in scena, con la regia di Giuseppe Patroni Griffi e con due protagonisti del calibro di Anna Proclemer e di Gianrico Tedeschi.

La Governante di Vitaliano Brancati al Teatro Quirino in Roma foto Copyright © 2019 Carlo Marino
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L’attività letteraria di Brancati iniziò con opere “di regime” e pertanto animate da intenti propagandistici di stampo fascista come il dramma in versi Fedor del 1928, i drammi Everest del 1931 e Piave del 1932 e il romanzo “L’amico del vincitore”. Nel 1934 l’autore siciliano pubblicò il romanzo “Singolare avventura di viaggio”, dove appaiono per la prima volta i temi legati ai problemi dell’esistenza e all’erotismo.
In seguito al contatto con Alvaro, Moravia e altri scrittori di quel periodo, proprio nel 1934, Brancati, maturò la sua crisi politica, si distaccò dalle posizioni fasciste e disconobbe i suoi scritti giovanili per lo più improntati all’ideologia dell’azione.

Secondo Leonardo Sciascia «Brancati è lo scrittore italiano che meglio ha rappresentato le due commedie italiane, del fascismo e dell’erotismo in rapporto tra loro e come a specchio di un paese in cui il rispetto della vita privata e delle idee di ciascuno e di tutti, il senso della libertà individuale, sono assolutamente ignoti. Il fascismo e l’erotismo però sono anche, nel nostro paese, tragedia: ma Brancati ne registrava le manifestazioni comiche e coinvolgeva nel comico anche le situazioni tragiche»

La Governante di V. Brancati al Quirino in Roma Foto Copyright © 2019 – Carlo MARINO #carlomarinoeuropeannewsagency

L’azione de La Governante si svolge a Roma, nella casa di Leopoldo Platania, un agiato borghese trasferitosi nella capitale dalla natia Sicilia. Si tratta di un cattolico osservante, “sulla spalliera del mio letto c’è la palma del giovedì santo, la sera quando vado a letto mi faccio la croce”, anche se si insinua quasi immediatamente il sospetto che il suo sia soltanto un atteggiamento di facciata, non sostenuto da una reale partecipazione di sentimenti. L’atteggiamento esteriore, rigoroso nei suoi pregiudizi più che nei principi etici, molti anni prima lo ha segnato per sempre. Infatti, il fare intransigente di Leopoldo nei confronti delle giovanili e innocenti espressioni d’affetto della figlia quindicenne avevano sospinto quest’ultima a suicidarsi con il veleno.
Con lui vive il figlio, classica espressione del gallismo siciliano e tombeur de femmes. La vicenda è imperniata, però, sulla Governante, Caterina Leher, calvinista e considerata come un modello di integrità. Ma saranno temi scottanti quali l’omosessualità femminile e la calunnia a dominare tragicamente la scena.
Il violento attacco, frontale e senza mezzi termini, di Brancati alla censura imperante nell’Italia democristiana dell’epoca si riverbera nel personaggio di Alessandro, uno scrittore, figura si dice ispirata a Moravia: “Moralità? La moralità italiana consiste tutta nell’istituire la censura. Non solo non vogliono leggere o andare a teatro, ma vogliono essere sicuri che nelle commedie che non vedono e nei libri che non leggono non ci sia nessuna delle cose che essi fanno tutto il giorno – e dicono. Chiudere la bocca agli scrittori; ecco il sogno degli italiani”.

Carlo Marino

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