“…e lo chiamerai destino” di Marco Tullio Barboni

Marco Tullio Barboni (foto © Carlo Marino – European News Agency Germany)
Marco Tullio Barboni con il giornalista Perilli alla presentazione del Libro “…e lo chiamerai destino” (foto © Carlo Marino European News Agency Germany)
Foto © Carlo Marino – European News Agency Germany

Marco Tullio Barboni, autore emergente, si presenta sul suo sito web nella maniera seguente: «Appartiene ad una famiglia di “cinematografari”. (Lo zio Leonida è stato un magistrale direttore della fotografia ed il padre Enzo prima operatore alla macchina poi direttore della fotografia ed infine regista con lo pseudonimo di E.B. Clucher). Frequentatore di set fin da bambino, molto spesso nelle vesti di comparsa. Come, ad esempio, in occasione delle lavorazioni di “La baia di Napoli”, “Beh Hur”, “Barabba”, “I quattro monaci” “Un treno per Durango” e “Django”…». E allora partendo da tale esperienza fondativa di vita è interessante aprire una finestra sul libro “…e lo chiamerai destino” pubblicato dalle Edizioni Kappa di Roma nel 2015. Passare dai set cinematografici alla letteratura può sicuramente essere un fatto naturale, soprattutto se si è stati sceneggiatori. E così, la prima delle citazioni in epigrafe al libro, che ne ha ispirato anche il titolo, è quella di Carl Gustav Jung “Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino”. La narrazione è costruita sapientemente come dialogo tra Oscar e Felix, Conscio e Inconscio, dialogo che è quasi un duplice stream of consciousness, un flusso di coscienza, una libera rappresentazione di pensieri così come sbucano dal deep blue dell’essere, una tecnica narrativa portata alle estreme conseguenze per tentare di definire l’indefinibile: il destino. L’autore scrive: “F. …si utilizza consciamente l’inconscio per rifilare qualsiasi porcata. O. : Consciamente, cinicamente e, spesso, spregevolmente. Del resto: come vuoi definire situazioni in cui si studia come agire, e successivamente si agisce su dimensioni profonde e nascoste, su pressioni culturali inconsapevoli o su pulsioni vuoi sessuali, vuoi di paura o vuoi addirittura determinate da fattori genetici…” e il libro va avanti con tale dialogare cinematografico, senza  sbrodolamenti semantici,  mentre il lettore sembra quasi autorizzato a porsi dietro una macchina da presa virtuale per vedere riflesso nella propria mente questo libro-sceneggiatura.

Carlo Marino

 

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Un commento su ““…e lo chiamerai destino” di Marco Tullio Barboni

  1. Simona Tuliozzi Sabene il said:

    Interessante recensione per un’opera che davvero pone il lettore dinanzi a profondi pensieri introspettivi.
    Da dove giunge la spinta ad andare avanti, dal conscio o dall’inconscio? Come facciamo a stabilire la linea di confine? Questa è una domanda che spesso mi sono posta e il libro di Marco Tullio Barboni è illuminante e talvolta anche spiazzante.
    Non ho dubbi a credere che il lettore si possa sentire quasi autorizzato a porsi dietro una macchina da presa virtuale per vedere riflesso nella propria mente questo libro-sceneggiatura.

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